Princesa De André, la vera storia

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Princesa De André, la vera storia.

Articolo a cura di Rossella Bianchi, presidentessa dell’associazione “Princesa” a tutela dei diritti delle transgender, associazione ideata da don Andrea Gallo.

 

 

Princesa, la sua nascita

Princesa nasce come Fernando Farias de Alburquenque in un paesino fra Belem e Fortaleza. Di solito in Italia, almeno nel passato, per esprimere una situazione di arretratezza culturale ed economica si soleva esordire con  “un paesino del profondo sud”.
In Brasile è esattamente il contrario: il sud è sinonimo di modernità, progresso, economia soddisfacente e cultura. La capitale morale, San Paolo, una metropoli di 25 milioni di abitanti ne è l’esempio lampante, ma anche altre città minori del sud come Florianopolis, Porto Alegre o Curiciba non sono da meno in questo caso.

Anche in queste città del sud però, ricchezza e miseria vanno a braccetto, essendo il sud sempre più investito da un’ immigrazione proveniente dal nord.

Un’ immigrazione spesso senza nessuna specializzazione che trova la sopravvivenza nei lavori più umili e sottopagati.

Princesa in Brasile

Fernando nasce da una famiglia poverissima, ha tanti fratelli e qualche sorella, la madre debilitata da una gravidanza dietro l’altra ha una salute molto compromessa.
In casa mettere a tavola cibo per tutti quei bambini è un problema quotidiano e spesso è un problema avere anche quello che spesso resta l’ essenziale sulla tavola dei brasiliani poveri: arroz e fejion, ovvero riso e fagioli.

Fernando è gracile, cresce con molto ritardo tanto che per lui si conia subito il nomignolo di Fernandihno, quella che cresce invece in lui è la coscienza di non essere un bambino come tutti gli altri.

Quando la sua diversità diventa palese e non nascondibile, Fernandinho diventa subito l’oggetto di scherno del paese e non è che in famiglia le cosa vadano meglio con i fratelli maggiori.

Fernandinho è praticamente un bambino quando decide di fuggire da casa, alla ricerca di un minimo di libertà. E si trova cosi a Fortaleza ad ingrossare la già nutrita schiera di “meninos de rua” che vivacchiano ai margini della società nelle grandi metropoli brasiliane.

Fernandinho impara ben presto la legge della sopravvivenza, chiede l’elemosina, rubacchia qualcosa nei mercati e solidarizza con tutti quei bambini come lui, fuggiti o scacciati di casa.

Ognuno ha la sua storia ma sempre con una matrice comune: la miseria, la mancata accettazione e la mancanza di affetto. Tutti con gli stessi problemi esistenziali fanno ricorso alla microcrimimalità, spesso fanno ricorso alla marijuana ed in mancanza, alla più facilmente reperibile “colla”, micidiale per togliere insieme alla fame anche la lucidità di intelletto.

Fernandinho ha però un asso nella manica, per sollevarsi da questo destino scritto. Infatti è un bel bambino e uomini che vogliono giocare con il suo corpo non mancano. Scopre anche che che truccandosi e vestendosi con abiti femminili diventa più appetibile.

Diventare una giovanissima prostituta è la logica conseguenza.

Nuove conoscenze sul marciapiede di Fortaleza prospettano a Fernandinho ormai Fernanda, la possibilità di un mondo migliore: San Paolo: li’ si può condurre una vita più dignitosa, i soldi abbondano, gli uomini sono più generosi e la società è più evoluta e tollerante.

Princesa a San Paolo

Detto, fatto. Tre giorni di pullman e Fernanda è sugli immensi viali che attraversano San Paolo.

Fernanda ci tiene al suo aspetto, fa cure ormonali, estetiche, è giovane ed ambiziosa, e ci tiene a distinguersi, assume un portamento che le colleghe giudicano altero e regale tanto che in tono più dispregiativo e critico che confidenziale la indicano come Fernanda a Princesa.

Piano piano, resta solo l’ appellativo e per tutti, lei è PRINCESA.

C’è un problema però, sono gli anni 70/80 ed in Brasile c’è’ ancora la dittatura che finirà nella metà degli anni 80.

La polizia è severa, anzi, più giusto dire crudele con le trans prostitute e ci vanno pesante.
I poliziotti percepiscono salari da fame e si arrangiano come possono e così diventano i maggiori estorsori delle trans, sequestrano, ovvero rapinano, i proventi della serata ed opporsi è inattuabile.

Violenze fisiche sono all’ordine della notte, e chi osa ribellarsi fa una brutta fine.
Le trans “esecutete” ( giustiziate) con una pallottola in testa e i cadaveri recuperati all’alba ai bordi dei viali non sono avvenimenti eccezionali. Sono liquidati come regolamenti di conto fra balordi la polizia gode della completa immunità. I corpi raccolti come carogne di animali e non c’e’ certo nessuno che se ne pone il problema.
Negli anni ’90 a Rio ho fatto conoscenza con una italo- brasiliana che mi ha portato a conoscere San Paolo e mi ha fatto vedere una cosa che mi ha lasciato di sasso.
Lei conosceva bene Princesa, anche lei giovane ventenne prima di diventare una vedette del Carosel de Paris aveva fatto la gavetta sui viali di San Paolo ed una sera ha deciso di mostrarmi dove Princesa ed anche lei lavoravano.

Arrivati sull’immenso viale (otto corsie per l’andata divise da ampie aiuole con le altre 8 corsie per il senso contrario mi ha detto: “Vedi quell’alto muraglione? Sai cosa c’è’ aldilà di quel muro? Un cimitero, il più grande cimitero di San Paolo. Ebbene noi venivamo a lavorare portandoci delle lunghe scale che appoggiavano al muraglione. Quando vedevamo i lampeggianti della polizia, se facevamo in tempo, salivano sulle scale ed una volta arrivati sulla cima del muro ritiravano le scale e le mettevamo verso l’interno e scendevano nel cimitero. La polizia senza scala non poteva certo scalare tre metri abbondanti di muro.”

Ed ha aggiunto:” Princesa non ha mai voluto approfittare di ciò. Troppo orgogliosa ed altera preferiva affrontare la polizia e lo faceva con tanta classe e signorilità che spesso la passava liscia.”

Riusciva a trasmettere anche alla polizia quel reverenziale rispetto che trasmetteva alle colleghe ed ai i clienti.

Princesa in Italia

Com’era successo a Fortaleza, una sera qualcuna le prospetta una soluzione ben più soddisfacente: l’Europa. Lì’ i clienti sono più gentili, più generosi, la polizia tollerante e gli incassi in valuta europea di gran lunga superiori.

Così Princesa, che un bel gruzzoletto di cruzeiro li ha conservati decide di investirli in un volo San Paolo – Europa.

Non verso la Francia dove alle trans non viene concesso l’ingresso se arrivano in aereo. Non in Germania, dove la situazione lavorativa è ottima ma il clima per una brasiliana micidiale, ma verso l’ Italia, già meta di tante altre colleghe.

Non è certo un paese ricco come Germania, Svizzera o Francia ma presenta tanti vantaggi.

Un buon clima, buon cibo, tanti bei ragazzi disponibilissimi, soprattutto con le brasiliane ed una polizia permissiva e ultimo ma non ultimo la facilità di prostituirsi in strada senza grandi problemi.

Sceglie immediatamente Roma, il clima compensa largamente il minor volume di affari. Le trans che operano a Milano durante l’inverno per vincere un clima a cui non sono abituate devono ricorrere all’alcol e anche alla droga. A Roma è tutto più accettabile.

Il suo programma è metter via il denaro sufficiente per poi far rientro in Brasile, tornare al suo paese da vincitrice, poter aiutare la mamma con cui è sempre rimasta in contatto ed aprire un negozio di “cabelereira” e prendersi così una rivincita morale e ritrovare l’affetto della famiglia.

Princesa è bella, appariscente, l’attività è florida ed il gruzzolo aumenta.

Princesa in carcere in Italia

Naturalmente Princesa è una clandestina in suolo italiano e non può certo aprirsi un conto in banca, ma poiché abita in una piccola pensione ed ha stabilito un bel rapporto affettivo con la proprietaria, trova che il modo più sicuro sia di affidare tutti i suoi risparmi alla proprietaria.

Quello che però Princesa non sa, è che questa brava persona che sembra un surrogato della mamma lontana, ha un vizio, il vizio del gioco.

Quando Princesa pensa di avere quel tanto che basta per chiudere l’attività della prostituzione e tornare in Brasile chiede i soldi consegnati. Non c’è’ più niente, nemmeno i soldi per il passaggio aereo.

Princesa è furibonda, si sente crollare il mondo addosso, un coltello a portata di mano e così Princesa si ritrova in carcere con l’accusa di tentato omicidio.
Senza denaro, senza un avvocato a parte quello d’ufficio, nessuna pietà per la trans “violenta”.

Otto anni sono la pena da scontare e siccome al peggio non ci sono limiti, in carcere scopre anche di essere sieropositiva all’HIV.

Nel periodo trascorso in carcere conoscerà il brigatista Iannelli, al quale racconterà la sua vita e tutte le sua esperienze in Italia.

Libro Princesa

Iannelli, estremamente affascinato dalla sua storia darà a quelle confessioni, spesso scribacchiate in foglietti d’emergenza in un italiano approssimativo, una veste letteraria affascinante e l’editore Curcio pubblicherà un libro che ancora oggi è un documento drammatico ed importantissimo. Il titolo del libro è semplicemente “PRINCESA”.

Princesa e l’incontro con Don Gallo

Uscendo dal carcere Princesa sarà a Genova ospite di Don Andrea Gallo e li’ conoscerà Fabrizio De André anche lui affascinato dalla sua storia com’era stato già affascinato dal resto dalla conoscenza negli anni 60 dei  “travestiti” genovesi e trarrà da questa conoscenza l’ispirazione per una ballata meravigliosamente struggente a cui darà il titolo inevitabile di PRINCESA.

Sono certa, che dopo aver letto la sua storia, anche la canzone di Fabrizio De André, già bellissima di suo, avrà un sapore eccezionalmente diverso e più completo.

Princesa purtroppo dopo aver lasciato la comunità di Andrea Gallo morirà in circostanze mai del tutto chiarite in un alberghetto sulla costa Adriatica dove aveva ripreso il suo antico mestiere.

Pubblicare la sua storia l’ho ritenuto un piacere ma soprattutto un dovere.

Princesa De André

Nel dormiveglia della corriera
Lascio l’infanzia contadina
Corro all’incanto dei desideri
Vado a correggere la fortuna

Nella cucina della pensione
Mescolo i sogni con gli ormoni
Ad albeggiare sarà magia
Saranno seni miracolosi.

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