La ballata dell’amor cieco (o della vanità)

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La ballata dell’amor cieco (o della vanità)  fa parte della racccolta Tutto Fabrizio De André del 1966.

La vanità fredda gioiva un uomo s’era ucciso per il suo amore”. In questi versi della canzone già possiamo capire il significato del testo. Si parla di un amore che è non corrisposto, ma che viene incoraggiato dalla vanità di colei che riceve questo amore, che poi sfrutta il suo potere sull’altro fino all’estremo.

In un modo paradossale, la canzone sembra proporre la tesi che sia preferibile amare che non essere amati. Questo perché amare ci fa apprezzare l’altra persona, ci fa abbracciare l’altro anche se solo nel desiderio e questo amare non corrisposto può recare felicità anche in mancanza di una corrispondenza (nel testo della canzone si legge: “Morir contento e innamorato“).

De André chiama cieco questo amore raccontato nella sua canzone dove l’uomo sottostà totalmente al ricatto emotivo della donna, sacrificando sé stesso, sua madre e infine anche la sua vita, al servizio di questo amore.

Qui nella canzone abbiamo una persona che riceve un amore immenso ma che non ricambia ma vuole solo abusare della propria situazione di privilegio ed esercitare un potere solo per un gusto di esercitarlo.

Ma alla fine si accorge poi che questo gusto è solo il sapore del nulla e del niente che alla fine resta: “lei fu presa da sgomento quando lo vide morir contento quando a lei niente era restato, non il suo amore, non il suo bene.”

 

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Testo La ballata dell’amor cieco

 

Un uomo onesto, un uomo probo

tralalalallatralallalero

s’innamorò perdutamente

d’una che non lo amava niente.

 

Gli disse “Portami domani”

tralalalallatralallalero

gli disse “portami domani

il cuore di tua madre

per i miei cani”.

 

Lui dalla madre andò e l’uccise

tralalalallatralallalero

dal petto il cuore le strappò

e dal suo amore ritornò.

 

Non era il cuore non era il cuore

tralalalallatralallalero

non le bastava quell’orrore

voleva un’altra prova

del suo cieco amore.

 

Gli disse “Amor, se mi vuoi bene”

tralalalallatralallalero

gli disse “Amor se mi vuoi bene

tagliati dei polsi le quattro vene”.

le vene ai polsi lui si tagliò

tralalalallatralallalero

e come il sangue ne sgorgò

correndo come un pazzo da lei tornò.

 

Gli disse lei ridendo forte

tralalalallatralallalero

gli disse lei ridendo forte

“L’ultima tua prova sarà la morte”.

 

E mentre il sangue lento usciva

e ormai cambiava il suo colore

la vanità fredda gioiva

un uomo s’era ucciso per il suo amore.

 

Fuori soffiava dolce il vento

tralalalallatralallalero

ma lei fu presa da sgomento

quando lo vide morir contento.

 

Morir contento e innamorato

quando a lei niente era restato

non il suo amore, non il suo bene

ma solo il sangue secco delle sue vene.

 

 

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