Biografia di Fabrizio De André

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L’infanzia di Fabrizio De André e la campagna di Revignano d’Asti

Fabrizio Cristiano De André nacque a Genova nel quartiere Pegli, in via De Nicolay 12, il 18 febbraio 1940.

Sul giradischi di casa suo padre (Giuseppe De André) tiene il “Valzer campestre” di Gino Marinuzzi, dal quale, oltre venticinque anni dopo, Fabrizio ricaverà la canzone “Valzer per un amore”.

Scoppiata la guerra, la famiglia si rifugia nella campagna vicino Asti, nella casa di Revignano d’Asti, in compagnia della madre (Luisa Amerio), del fratello Mauro e delle due nonne, mentre il padre di Fabrizio, ricercato dai fascisti, si dà alla macchia.

Questo breve periodo fu sicuramente uno dei più importanti e formativi per Fabrizio: per il tipo di vita che condusse, libero e spensierato, e per alcuni incontri determinanti, come quelli con i contadini Emilio e Felicina Fassio, che gli trasmisero l’amore per gli animali e per un ambiente che Fabrizio ricercherà per tutta la vita.

Oppure l’incontro come la piccola Nina Manfieri (cui molti anni dopo dedicherà la canzone Ho visto Nina volare).

“Giocavamo con niente, ad esempio, dentro un campo di mio padre, c’era una sorgente, che esiste ancora, dove andavamo a cercare le salamandre. Era un bimbo contadino e il mezzadro Emilio, qualche volta, se lo portò a caccia o a vedere le arnie». (Nina Manfieri)

Qui si torna alla canzone, perché chi «mastica e sputa», secondo Nina, era proprio il mezzadro, non le donne lucane come molti hanno pensato, nell’interpretazione più accreditata. «Penso che parlasse di lui», sostiene Nina, riferendosi all’abitudine del mezzadro di verificare se il miele fosse buono, assaggiandolo dall’arnia e sputando la cera.

Fabrizio ritornò una sola volta a Revignano d’Asti nel settembre del 1997.

Fabrizo (Bicio) e Nina Manfieri a Revignano d’Asti. Anno 1944
Fabrizo (Bicio) e Nina Manfieri a Revignano d’Asti. Anno 1944

Come ha raccontato la madre Luigia Amerio: “Fabrizio era felicissimo di correre per i campi, di seguire i contadini nel lavoro, di andare a caccia con loro.

Finita la guerra eravamo tutti felici di ritornare in città. Lui era disperato. Aveva cinque anni. Fu una dura sofferenza per lui, abituato com’era a correre libero per i prati.

Fin da piccolo non sopportava di veder la gente soffrire. Quando uscivamo insieme, ogni volta che incontravamo un mendicante mi obbligava a fermarmi e a dargli dei soldi”

Il ritorno a Genova fino alla licenza media nel 1954

Al termine del conflitto, la famiglia ritornò a Genova stabilendosi nella nuova casa di Via Trieste 13.

Nell’ottobre del 1946 Fabrizio fu iscritto alla prima elementare presso l’Istituto delle suore Marcelline, che egli ribattezzò “Porcelline”.

Vani essendo risultati i tentativi delle monache di indurlo a studiare, i suoi decisero di iscriverlo per l’anno successivo a una scuola statale: Fabrizio iniziò così la seconda elementare alla scuola Armando Diaz, in via Cesare Battisti 5 a Genova.

 Nell’agosto 1948, a Pocol, sopra Cortina, incontrò per la prima volta Paolo Villaggio, allora sedicenne.

I due simpatizzarono subito, ma i sette anni di differenza non permisero allora che quella simpatia sfociasse in una vera e propria amicizia. Paolo e Fabrizio si persero così di vista per ritrovarsi solo una decina di anni dopo sulle tavole di un palcoscenico; e da quel momento divennero inseparabili.

 Nell’estate del 1950, terminata la quarta elementare, Fabrizio trascorse l’ultima vacanza a Revignano. Il padre aveva infatti deciso di vendere il cascinale, Fabrizio soffrì moltissimo, perché a quel luogo erano legati i suoi più bei ricordi d’infanzia. Dentro di sé decise che, una volta diventato grande, avrebbe ricomprato il cascinale e comunque non avrebbe abbandonato quei posti che tanto amava.

Quel desiderio lo avrebbe accompagnato negli anni a venire e, agli amici che aveva non mancò di confidare il desiderio di un’azienda agricola tutta per sé. Molti anni dopo Fabrizio realizzerà questo suo sogno ma in Sardegna, a Tempio Pausania.

Nell’ottobre del 1951 Fabrizio iniziò le medie alla Giovanni Pascoli, in Via Cesare Battisti 5 (lo stesso edificio dove frequentò le elementari) ma attratto dal gioco e dalla vita di strada, non mostrava interesse allo studio, tanto da rimediare una bocciatura in seconda.

Il padre, infuriato, decise allora di affidarlo ai rigidissimi gesuiti della Arecco, dove Fabrizio fu vittima, nel corso del primo anno di frequenza, di un tentativo di molestia sessuale da parte di un gesuita dell’istituto; nonostante la sua giovane l’età, la reazione verso fu pronta e, soprattutto, chiassosa, irriverente e prolungata, tanto da indurre la direzione ad espellere il giovane De André, nel tentativo di placare lo scandalo. A causa del provvedimento d’espulsione, dell’episodio venne a conoscenza il padre di Fabrizio, vicesindaco di Genova, che informò il Provveditore agli studi, pretendendo un’immediata inchiesta che terminò con l’allontanamento dall’istituto scolastico del gesuita. Fabrizio poi terminò la scuola nel 1954 presso l’Istituto Palazzi di cui il padre era proprietario.

I primi anni dopo l’adolescenza

Dopo il diploma Fabrizio si iscrisse all’università, frequentò per pochissimo tempo prima Medicina e poi Lettere finché decise Giurisprudenza.

A sei esami dalla laurea però abbandonò gli studi.

E continuano le serate in compagnia dei suoi amici tra cui il suo grande amico Paolo Villaggio.

Nel 1957 si iscrive alla Federazione Anarchica Italiana (FAI) di Carrara.

Fabrizio così ricorda quel periodo: “Ebbi ben presto abbastanza chiaro che il mio lavoro doveva camminare su due binari: l’ansia per una giustizia sociale che ancora non esiste, e l’illusione di poter partecipare, in qualche modo, a un cambiamento del mondo. La seconda si è sbriciolata ben presto, la prima rimane”.

Nell’estate del 1960 compose quella che ha sempre considerato la sua prima vera canzone, La ballata del Michè, una canzone fortemente influenzata dalla canzone esistenzialista francese. 

I primi anni ’60

Agli inizi degli anni ’60 Fabrizio inizia a condurre una vita sregolata e frequenta persone di tutte le estrazioni culturali e sociali.

In questi anni fa anche importanti letture, che avrebbero influenzato la sua visione del mondo, tra cui le opere di Michail Bakunin ed Errico Malatesta.

Nel periodo 1960-61 la sua compagna fu Anna, una prostituta di via Prè, Anna (con grande disappunto del padre).

Tantissime serate le trascorreva nelle osterie del centro storico di Genova oppure a casa di amici,  come affermò Paolo Villaggio: “Io e Fabrizio eravamo, direi senza saperlo, due veri creativi e lo abbiamo poi dimostrato nella vita. Lui si comportava come me, cioè facevamo una vita dissennata, andavamo a caccia di amici terribili. I nostri genitori erano terrificanti da questo tipo di vita, non si faceva niente e si dormiva regolarmente sino alle due del pomeriggio”

In quel periodo insieme a Paolo Villaggio, cercava di sbarcare il lunario con lavori saltuari, anche imbarcandosi, d’estate, sulle navi da crociera come musicista per le feste di bordo.

Alla fine del giugno 1961 Beppe Piroddi  presenta a De André Enrica Rignon, detta “Puny”.

Enrica, grande appassionata di jazz, è una ragazza che ha quasi sette anni in più di Fabrizio ed appartiene a una delle famiglie più abbienti di Genova.

Si sposano nel nel luglio 1962 e il 29 dicembre 1962 nasce il loro figlio Cristiano De André.

Il loro rapporto durò fino al 1975.

In seguito al matrimonio e alla nascita del figlio, il ventiduenne Fabrizio ha la necessità di avere un lavoro fisso per provvedere al mantenimento della famiglia, e trova un impiego come vice preside in un istituto scolastico privato di proprietà del padre.

La famosa e struggente canzone “Verranno a chiederti del nostro amore” è stata dedicata da Fabrizio De André alla moglie Puny.

Enrica muore nel 2004. 

Enrica Rignon, Fabrizio De André e Cristiano De André
Enrica Rignon, Fabrizio De André e Cristiano De André

1961: gli esordi di Fabrizio con la casa discografica Karim

Nell’ottobre del 1961 la Karim pubblica il primo 45 giri di Fabrizio De André; il disco contiene due brani: Nuvole barocche ed E fu la notte.

Usciranno altri 45 giri di Fabrizio De André e nel 1966 viene pubblicato il suo primo album “Tutto Fabrizio De André” che raccoglie alcune delle canzoni già pubblicate nei 45 giri degli anni precedenti, tra cui La Canzone di Marinella, La città vecchia e la Canzone dell’amor perduto.

La grande svolta della sua carriera si verificò nel 1968 quando a Canzonissima, Mina interpreta La canzone di Marinella. L’interpretazione di Mina portò Fabrizio De André alla notorietà a livello nazionale.

Dopo l’interpretazione di Mina mi arrivano seicentomila lire in un semestre. Allora ho preso armi e bagagli, moglie, figlio e suocero e ci siamo trasferiti in Corso Italia, che era un quartiere chic di Genova. Quindi chiusi la storia con la laurea e con tutto il resto. Da quel momento, cominciai a pensare che forse le canzoni mi avrebbero reso di più e, soprattutto, divertito di più“. (Fabrizio De André)

La canzone di Marinella fu cantata in duetto con Mina nel 1997, è inserita nella raccolta “Mi innamoravo di tutto”. 

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