Pensieri di De André nel libro “Sotto le ciglia chissà”

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La fondazione Fabrizio De André Onlus, con la collaborazione del Centro Studi dedicato all’artista ligure presso l’Università di Siena e, naturalmente, con l’assistenza di Dori Ghezzi, ha selezionato in un unico volume le più significative fra le innumerevoli e sparpagliate annotazioni che Fabrizio De André aveva raccolto nel corso degli anni. Idee e/o abbozzi di canzoni, impressioni su ciò che aveva visto o sentito, ragionamenti attorno alla musica e all’arte in generale, pensieri concernenti la società e la politica, l’anarchia; tutto ciò è contenuto all’interno del libro raccolta Sotto le ciglia chissà.

Prive di ordine cronologico e senz’alcuna suddivisione per argomento, le frasi raccolte in “Sotto le ciglia chissà” rappresentano una sorta di zibaldone di pensieri sparsi dell’artista genovese.

 

Sotto le ciglia chissà

 

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Alcune frasi contenute nel libro:

 

Gli Artisti, maledizione! Un intellettuale integrato, poverino, io lo capisco: è uno che legge dentro le righe e capisce quello che succede molto più degli altri. Capisco che se non è un artista, se non riesce a trasformare quello che capisce in qualcosa d’altro che arriva ancora meglio, deve integrarsi: l’artista è un anticorpo che la società si crea contro il potere. Se si integrano gli artisti, ce l’abbiamo nel culo!

 

La musica folkloristica è quella che fa il popolo per divertire le classi sociali più elevate. La musica etnica, invece, è quella che fa il popolo per se stesso.

 

Durante il rapimento mi aiutò la fede negli uomini, proprio dove latitava la fede in Dio. Ho sempre detto che Dio è un invenzione dell’uomo, qualcosa di utilitaristico, una toppa sulla nostra fragilità… Ma, tuttavia, col sequestro qualcosa si è smosso. Non che abbia cambiato idea, ma è certo che bestemmiare oggi, come minimo mi imbarazza.

 

Non sono solo i ciechi ad aver bisogno di un bastone, ognuno di noi ha bisogno di una luce, di un’idea, di una speranza.

Gli zingari rubano, è vero, però non ho mai sentito dire, non ho mai visto scritto da nessuna parte che gli zingari abbiano rubato tramite banca e questo a me pare che sia un dato di fatto.

 

Io credo che i giovani siano forse gli unici capaci di vera indignazione, ma se non si mettono insieme almeno per protestare l’indignazione finisce per diventare frustrazione, e la frustrazione per ben che vada scende nel menefreghismo, nell’apatia.

 

Repubblica fondata sul lavoro? No, Repubblica forse, ma governata da pochi ricchi e fondata sul lavoro di tutti gli altri.

 

Attraverso l’esercizio della solitudine si coltiva la dignità: trovo estremamente più dignitoso chiedere l’elemosina che fare le scarpe al proprio collega in ufficio.

 

 

 

 

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