Prive di ordine cronologico e senz’alcuna suddivisione per argomento, le frasi raccolte in “Sotto le ciglia chissà” rappresentano una sorta di zibaldone di pensieri sparsi dell’artista genovese.
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Alcune frasi contenute nel libro:
Gli Artisti, maledizione! Un intellettuale integrato, poverino, io lo capisco: è uno che legge dentro le righe e capisce quello che succede molto più degli altri. Capisco che se non è un artista, se non riesce a trasformare quello che capisce in qualcosa d’altro che arriva ancora meglio, deve integrarsi: l’artista è un anticorpo che la società si crea contro il potere. Se si integrano gli artisti, ce l’abbiamo nel culo!
La musica folkloristica è quella che fa il popolo per divertire le classi sociali più elevate. La musica etnica, invece, è quella che fa il popolo per se stesso.
Durante il rapimento mi aiutò la fede negli uomini, proprio dove latitava la fede in Dio. Ho sempre detto che Dio è un invenzione dell’uomo, qualcosa di utilitaristico, una toppa sulla nostra fragilità… Ma, tuttavia, col sequestro qualcosa si è smosso. Non che abbia cambiato idea, ma è certo che bestemmiare oggi, come minimo mi imbarazza.
Non sono solo i ciechi ad aver bisogno di un bastone, ognuno di noi ha bisogno di una luce, di un’idea, di una speranza.
Gli zingari rubano, è vero, però non ho mai sentito dire, non ho mai visto scritto da nessuna parte che gli zingari abbiano rubato tramite banca e questo a me pare che sia un dato di fatto.
Io credo che i giovani siano forse gli unici capaci di vera indignazione, ma se non si mettono insieme almeno per protestare l’indignazione finisce per diventare frustrazione, e la frustrazione per ben che vada scende nel menefreghismo, nell’apatia.
Repubblica fondata sul lavoro? No, Repubblica forse, ma governata da pochi ricchi e fondata sul lavoro di tutti gli altri.
Attraverso l’esercizio della solitudine si coltiva la dignità: trovo estremamente più dignitoso chiedere l’elemosina che fare le scarpe al proprio collega in ufficio.