Un Malato di Cuore è la quinta traccia dell’album Non al denaro, non all’amore né al cielo.
Nel 1971 Fabrizio De André pubblicò l’album “Non al denaro, non all’amore nè al cielo“, liberamente tratto dall’Antologia di Spoon River del poeta americano Edgar Lee Masters. De André scelse nove delle 244 poesie e le trasformò in altrettante canzoni. Le nove poesie scelte toccano fondamentalmente due grandi temi: l’invidia (Un matto, Un giudice, Un blasfemo, Un malato di cuore) e la scienza (Un medico, Un chimico, Un ottico).
Il personaggio racconta della propria vita (tutti i personaggi di Spoon River sono morti e riposano sulla collina), passata ad osservare nell’infanzia gli altri bambini giocare e correre nel prato, da adulto a riflettere sul tempo passato a farsi “narrare la vita dagli occhi”.
Un malato di cuore è tratta dalla storia di Francis Turner(uno dei personaggi di Spoon River), un malato di cuore che muore per la troppa emozione non appena conosce le labbra di una donna. Questo è il pezzo che conclude la prima parte del disco, che ha avuto come tema centrale quello dell’invidia. Il malato di cuore fin dall’infanzia soffre di questa solitudine che lo porta solo a sfiorare la vita senza poterla mai vivere, anche qui come nel matto abbiamo molti elementi che ci costringono a provare le stesse sensazioni del personaggio e che ci fanno perfettamente capire il suo stato d’animo (“come diavolo fanno a riprendere fiato; e mai poter bere alla coppa d’un fiato, ma a piccoli sorsi interrotti”), accentuati dall’utilizzo della seconda persona. Tuttavia è alla fine della canzone che il malato di cuore si distingue dal matto, dal giudice e dal blasfemo: mentre il giudice ha trovato nella vendetta la sua alternativa all’invidia abbassandosi al livello di chi lo aveva deriso, e il matto è stato spinto dall’invidia a imparare la Treccani a memoria, il malato di cuore vive la sua vita senza essere spinto dal motore dell’invidia, riuscendo a vincere l’invidia attraverso l’amore che gli regala un momento di estrema felicità prima della morte.
Testo Un malato di cuore
Cominciai a sognare anch’io insieme a loro
poi l’anima d’improvviso prese il volo
Da ragazzo spiare i ragazzi giocare
Al ritmo balordo del tuo cuore malato
E ti viene la voglia di uscire e provare
Che cosa ti manca per correre al prato
E ti tieni la voglia, e rimani a pensare
Come diavolo fanno a riprendere fiato
Da uomo avvertire il tempo sprecato
A farti narrare la vita dagli occhi
E mai poter bere alla coppa d’un fiato ma
A piccoli sorsi interrotti
E mai poter bere alla coppa d’un fiato ma
A piccoli sorsi interrotti
Eppure un sorriso io l’ho regalato
E ancora ritorna in ogni sua estate
Quando io la guidai o fui forse guidato
A contarle i capelli con le mani sudate
Non credo che chiesi promesse al suo sguardo
Non mi sembra che scelsi il silenzio o la voce
Quando il cuore stordì e ora no, non ricordo
Se fu troppo sgomento o troppo felice
E il cuore impazzì e ora no, non ricordo
Da quale orizzonte sfumasse la luce
E fra lo spettacolo dolce dell’erba
Fra lunghe carezze finite sul volto
Quelle sue cosce color madreperla
Rimasero forse un fiore non colto
Ma che la baciai questo sì lo ricordo
Col cuore ormai sulle labbra
Ma che la baciai, per Dio, sì lo ricordo
E il mio cuore le restò sulle labbra
E l’anima d’improvviso prese il volo
ma non mi sento di sognare con loro
no, non mi riesce di sognare con loro
(Nelll’articolo è presente un link di affilazione)