Non al denaro non all’amore né al cielo

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Album De André: Non al denaro, non all’amore, né al cielo.

Data di uscita dell’Album 1971

  1. La collina
  2. Un matto (dietro ogni scemo c’è un villaggio)
  3. Un giudice
  4. Un blasfemo (dietro ogni blasfemo c’è un giardino incantato)
  5. Un malato di cuore
  6. Un medico
  7. Un chimico
  8. Un ottico
  9. Il suonatore Jones

 

Album De André
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Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters

 

Tra il 1914 e il 1915 il poeta americano Edgar Lee Masters pubblicò sul “Mirror” di St. Louis una serie di epitaffi successivamente raccolti nell’Antologia di Spoon River. Ogni poesia racconta la vita di un personaggio, ci sono 19 storie che coinvolgono un totale di 244 personaggi che coprono praticamente tutte le categorie e i mestieri umani. Masters si proponeva di descrivere la vita umana raccontando le vicende di un microcosmo, il paesino di Spoon River. In realtà si ispirò a personaggi veramente esistiti nei paesini di Lewistown e Petersburg, vicino a Springfield  e infatti molte delle persone a cui le poesie erano ispirate, che erano ancora vive, si sentirono offese nel vedere le loro faccende più segrete e private pubblicate nelle poesie di E.L.Masters.

La storia della pubblicazione in Italia dell’Antologia di Spoon River è abbastanza particolare da meritare di essere raccontata. Durante il ventennio fascista la letteratura americana era ovviamente osteggiata dal regime, in particolare se esprimeva idee libertarie come nel caso di Edgar Lee Masters. La prima edizione italiana porta la data del 9 marzo 1943. Fernanda Pivano racconta «Ero una ragazzina quando vidi per la prima volta l’Antologia di Spoon River: me l’aveva portata Cesare Pavese, una mattina che gli avevo chiesto che differenza c’è tra la lettura americana e quella inglese». I primi libri americani che Pavese portò alla Pivano, lei li guardò «con grande sospetto». Ma con l’Antologia di Spoon River fu un colpo di fulmine

Quasi per conoscere meglio i personaggi, Fernanda iniziò a tradurre in italiano le poesie, naturalmente senza dirlo a Pavese: temeva che la prendesse in giro. Ma un giorno Pavese scoprì in un cassetto il manoscritto e convinse Einaudi a pubblicarlo. Incredibilmente riuscì a evitare la censura del ministero della cultura popolare cambiando il titolo in «Antologia di S.River» e spacciandolo per una raccolta di pensieri di un quanto mai improbabile San River.

 

 

Non al denaro, non all’amore, né al cielo

 

Nel 1971 Fabrizio De André pubblicò l’album Non al denaro, non all’amore né al cielo”, liberamente tratto dall’Antologia di Spoon River. De André scelse nove delle 244 poesie e le trasformò in altrettante canzoni. Le nove poesie scelte toccano fondamentalmente due grandi temi: l’invidia (Un matto, Un giudice, Un blasfemo, Un malato di cuore) e la scienza (Un medico, Un chimico, Un ottico).

In questi due gruppi si possono scoprire delle simmetrie: il giudice perseguitato da tutti trasforma la sua invidia in sete di potere e si vendica, il chimico è tanto preso dalla scienza e dalla ricerca di un ordine perfetto da essere incapace di amare. Il malato di cuore rappresenta l’alternativa all’invidia, pur essendo in una situazione tale da poter invidiare tutti gli altri, riesce a vincere l’invidia grazie all’amore invece di lasciarsi trasportare dall’egoismo. I buoni propositi del medico vengono schiacciati dal sistema che lo obbliga a essere disonesto, mentre l’ottico vuole trasformare la realtà e mostrarci un'”altra” realtà più vera

Il suonatore Jones è l’unico in questa raccolta di poesie a cui De André lascia il nome. Infatti, mentre nelle poesie originali di Edgar Lee Masters ogni personaggio ha un nome e un cognome, i titoli delle canzoni di De André sono generici (un giudice, un medico) per sottolineare che le storie di questi personaggi sono esempi di comportamenti umani che si possono ritrovare in ogni epoca e in ogni luogo. Il suonatore Jones, il personaggio con cui l’album si chiude, invece è unico, rappresenta l’alternativa alla vita vista come lotta per raggiungere i propri scopi. Per tutta la sua lunga vita il suonatore Jones ha fatto quello che più gli è piaciuto e per questo muore senza rimpianti. Senza dubbio il suonatore Jones era anche il personaggio al quale De André avrebbe voluto assomigliare. Per Jones la musica non è un mestiere, è una scelta di libertà; anche De André soprattutto negli ultimi anni ha cercato di svincolarsi dalla prigione della musica come mestiere, pubblicando gli ultimi album a una distanza di sei anni uno dall’altro e riducendo le apparizioni in pubblico.

Le canzoni dell’album sono scritte da De André insieme a Giuseppe Bentivoglio per quanto riguarda i testi e a un giovanissimo Nicola Piovani per le musiche.

Per scrivere le musiche, De André chiamò un ragazzo di 22 anni, che aveva lavorato nel cinema ed era sconosciuto ai più. Nicola Piovani racconta a Vincenzo Mollica: “Telefona uno come De André, lui un grandissimo mito e io un principiante, e mi chiede di lavorare con lui. Avevo fatto il ginnasio al Mamiani e, tra studenti, ci passavamo i nastrini perché i suoi dischi non si trovavano. Era come se, cantando, ci dicesse: guardate che la canzone non è solo ‘Tintarella di luna’. Ascoltavamo ‘La città vecchia’ ed era un trauma, dicevi: questo è un poeta. Facile immaginare quello che provai quando mi chiamò: come se ti capitasse una cometa dentro casa. Se avessi avuto la saggezza di oggi, mi sarei tirato indietro. Invece accettai. I testi li scriveva con Giuseppe Bentivoglio, lavorando sulle traduzioni della Pivano, poi decidevamo che taglio dare alle musiche. Si creava un provvisorio giro armonico, poi cominciavamo a complicarlo, e qualche volta a tormentarlo: della ‘Collina’ facemmo tredici versioni, ‘Un medico’ invece nacque alla prima: mi diede il testo, s’addormentò e io scrissi la musica. ‘Un matto’, viceversa, lo musicò lui, d’acchito: bastò aggiungere un’introduzione e qualche accordo. […]
Ci furono, anche, momenti di grande emozione: ‘Il suonatore Jones’ la scrissi una mattina molto presto, di getto: è comprensibile, nacque da un testo cos
ì toccante, che parla d’un tale che vive dando la sua musica agli altri. Anch’io sognavo di passare la mia vita dando musica agli altri, così mi rispecchiai in quei versi“.

Cesare G. Romana, Smisurate preghiere, Ed.Arcana

 

 

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